A immagine di Isadora Duncan di Massimo José Monaco



(Il moritaten di Isadora Duncan)

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L'incontr
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Ho incontrato Isadora Duncan nel 1995, a sessantotto anni da quel tragico 27 settembre 1927, quando la lunga sciarpa che abitualmente portava, si impigliò' nella ruota della Bugatti su cui viaggiava spezzandole il collo.
Una morte assurda, spettacolare, drammaticamente scenica. L'ultimo atto di una vita vissuta nell'impeto e nella sfida, sempre sotto i riflettori e in prima fila, una tragedia assurda eppure degna di lei e aderente al suo motto: "Una vita senza limiti" .

Genio, passione e sregolatezza, Isadora attraversò l'Europa danzando e rinnovando la danza. La sua capacità di osare e di sperimentare lasciò un segno indelebile nella sua epoca e nella storia della danza trasfomandola in una icona.

Quando il caso diventa destino

Arrivo ad Isadora in modo forse non casuale, per attrazione del destino.
Non che ami l'idea della predestinazione, ma - voglio divertirmi - con lei ho lasciato che quel curioso elemento chiamato fato mi prendesse la mano, per cui dipingerla è stato quasi come incontrarla, parlarle, scoprirla ed accarezzarla.
Mese di maggio 1995 a Roma. Buttando l'occhio tra le vecchie riviste di un libraio antiquario mi riapparve un'immagine che portavo nella memoria: era l'illustrazione della morte di Isadora sulla copertina di un vecchio numero di Tribuna Illustrata. Comprai quel vecchio giornale per duemilalire.
Quel giorno stesso, con una telefonata, mi arriva l'invito a partecipare in settembre al IV Festival Internazionale di Musica e Danza Castelmoron sur Lot (F) con una creazione ad hoc. Mi chiedono cosa ne penso, se ho qualche idea o qualcosa sotto mano. Ed io in quel momento avevo in mano il giornale con Isadora. Che coincidenza curiosa e piacevole. Racconto la cosa alla mia interlocutrice che ne rimane subito entusiasta.
Bene, farò un moritaten su Isadora Duncan.
A parte l'aspetto tragico e spettacolare della sua morte, non conoscevo nulla di particolare su Isadora, ma ricercando materiali sulla sua storia, sono rimasto affascinato dalla sua vita.
Credo di averlo già detto altre volte, ma ancora lo sottolineo: ricercare documentazioni, fare riaffiorare storie dimenticate, sommerse o sopite, è uno degli aspetti che più amo del lavoro con i moritaten. In effetti credo di avere dentro di me lo spirito del ricercatore e naturalmente anche quellop del trovadore.
Fino ad oggi, nella creazione di un moritaten non c'è mai stata casualità, ma ricerche storiche attente, confronti o almeno corrispondenze. Non è che voglia fare una pittura narrativa ma, con i moritaten, accade che si possa narrare con la pittura.
Insomma per molti aspetti, possiamo considerare un moritaten come una sorta di biografia figurata.
Almeno per quanto riguarda il lavoro svolto fino ad oggi, nella creazione di un moritaten non c'è mai stata casualità, ma ricerche storiche attente, confronti o almeno corrispondenze. Ci sono altri due elementi, due corrispondenze che mi legano, per così dire, ad Isadora: lei è nata il 26 maggio ed io il 25. Lei è morta in settembre ed il festival si svolgeva proprio in settembre. Si lo so, sono labili quanto pretestuose coincidenze. Ma non importa, ho detto che voglio divertirmi. In ogni caso i dati rimangono nella loro essenza e il dipinto dedicato a Isadora è nato.
Basta cosi'.

La vita

Avventure, colpi di scena, grandi amori con grandi personaggi, tra cui Gordon Craig e Paris Singer (sì, quello delle macchine per cucire), il poeta russo Serguei Essenine, e poi i grandi successi, i viaggi attraverso l'Europa, la passione per la rivoluzione russa e le grandi ricchezze acquisite e sperperate in continui grandi e infiniti sogni, come quello di aprire ovunque scuole per insegnare danza.
La Duncan fu una delle artiste più pagate della sua epoca, ma nello stesso tempo fu accompagnata da angosce,solitudine, insoddisfazione e tragedie, come la morte dei suoi due figli annegati nella Senna in uno stupido incidente d'auto.
Insomma una storia da pittore crudele.


Alcuni riferimenti

Pittore crudele - mi piace - è una definizione che mi è stata imposta in Francia in ragione di molti miei lavori dall'aspetto cruento. Certo i miei moritaten dolci o allegri non lo sono; la potremmo definire una visione pittorica con dai rimandi tragici, grotteschi e con lievi venature di follia. Naturalmente anche gli antichi moritaten rappresentavano proprio questo ed io, ammetto con un certo perverso piacere, rispecchio questo stile.
Ogni moritaten è diverso dai precedenti, ma questo lo è in particolare.

Vi ho lavorato molto intorno, provando e buttando finché, nella loro profonda differenza, ho incontrato due pittori Burri e Matisse. Due differenti visioni della pittura ma con in entrambi la particolare visione di un colore: "il nero".
In Burri c'è una profondità magmatica, ribollente nella sua frenata immobilità (vedere per questo la sala "Non ama il nero" nel suo museo a Citta' di Castello), mentre in Matisse il nero risulta quasi provocatoriamente giocoso, affermativo come il grido matissiano "Le noir est une couleur".
A volte basta proprio un colore per capire ciò che si vuole dire.
Da questo punto tutto risulto' più semplice. Da quel nero emerse il lungo e materico serpente della sciarpa che uccise Isadora. Intorno quattro quadri della sua vita, ricchi di colore e con altre citazioni pittoriche.
A proposito di Matisse: un'ultima coincidenza: Isadora morì a Nizza, città dove il pittore visse e dipinse per molti anni.
Lo diceva anche Isadora: "Non possiamo sfuggire al nostro destino"