Moritaten: le storie dipinte, ovvero l'arte per la strada
di Massimo José Monaco

( Il moritaten di Salome)
moritaten_salome



Del moritaten, come oggetto, mi interessa la creazione narrativa dell'insieme, che mi stimola a sviluppare ragionamenti e riflessioni sul percorso dell'accadimento che sto rappresentando.

Nonostante questa idea narrativa, nel mio lavoro opero come se ogni quadro, all'interno del moritaten, avesse una propria autonomia, come se fosse un elemento unico.
Aggiungo che, a parte le realizzazioni scenografiche, per me realizzare moritaten è stato come una scuola. Questo perché, pur essendo ognuno di loro un parto liberamente creativo, ho dovuto crearmi delle regole e dei percorsi sottomettendo la naturale e indisciplinata creativita' alle esigenze sceniche.
Superando l'idea della sola raffigurazione, ogni moritaten ha infatti una propria specifica individualita' e stile.
Credo sia molto facile riconoscere in ogni dipinto una discendenza diretta da opere di artisti contemporanei: Klimt, Grosz, Dix, Derain, Baj (al quale devo molti insegnamenti e col col quale ho più volte lavorato).
Questo per citarne alcuni.
Cosi' come il cannibale divora il cuore e il cervello del nemico per acquisire forza e intelligenza, ho voluttuosamente cannibalizzato alcuni degli artisti che amo, per sentirli ancora più vicini.
Un'azione vorace, gioiosa e creativa.
Ogni moritaten e' anche il risultato di un'idea da sperimentare e questo spiega anche, in parte, il perche' della loro diversità.
Attualmente sono allo studio moritaten sonori, meccanici e luminosi.
Questo invitera' a inserire nell'opera elementi complessi e strutturali rendendola più "viva". Il gioco plastico e visivo e'ciò che cerco. Inevitabile e' il passaggio dalla scena del teatro, alla scena dell'arte.


(moritaten su una storia di seral killer cannibale)

moritaten_Killer


Dubito che l'arte sia pura invenzione; forse e' copia unita all'analisi e alla riflessione (nel senso di pensiero ma anche dell'aggettivo speculare).
Per quanto mi riguarda, negli anni ho compreso il legame che c'è tra i miei progetti/realizzazioni e le passioni: è grazie a queste che trovo i riferimenti e produco i risultati.
Nel caso specifico, è cioè il processo di trasformazione della pittura statica in struttura mobile, meccanica, il riferimento è Jean Tinguely, artista che nel tempo ho seguito ed apprezzato.

Breve viaggio nella storia del Moritaten

"Moritat" e' una parola tedesca che definisce esattamente la canzone di cantastorie ovvero del Bänkelsänger che illustra con l'ausilio appunto dei moritaten, un misfatto o sciagura.
Non e' semplice definire la storia dei moritat e moritaten; essa e' strettamente intessuta e collegata al mondo dell'epica popolare.
Da una rapida ricerca, risulta che alcuni studiosi tedeschi collegano la nascita del moritat, all'avvento/nascita del "giornale" che datano 1508 ad Augsburg in Germania, dove l'arte delle stamperie iniziava a svilupparsi e a funzionare.
Sviluppatesi in tutto il sedicesimo secolo, le stamperie iniziano a produrre, su incarico delle municipalità, bandi e fogli informativi su accadimenti cittadini, sciagure, condanne pubbliche,

nonché roghi di streghe, impiccagioni; fogli che in alcune occasioni erano venduti, banditi al pubblico, anche dai Bänkelsänger (letteralmente cantimpanca).
All'inizio erano semplici stampe contenenti una descrizione del fatto e con impressi segni e sigilli cittadini, ma in seguito le stamperie iniziarono la produzione di fogli con immagini raffiguranti l'accadimento poi descritto.

Nel 1981 al München Stadtmuseum di Monaco di Baviera, visitando la grande esposizione Bänkelsang und Moritat, l'incisione più antica che ho potuto vedere, raffigurante un anonimo Bänkelsänger su una panca mentre indica al pubblico un moritaten alle spalle, era del 1620.
S
empre nella stessa mostra, il moritat più antico che ho visto, è invece del 1572 e rappresenta, in una serie di cinque riquadri molto descrittivi, la storia di un assassinio, (l'atto criminale, la cattura del colpevole, il giudizio, la tortura pubblica e lo smembramento finale del cadavere). Sotto le immagini è riportata la storia.
Questi fogli, non erano stampati con un gusto di crudeltà o di perversione visiva, ma come insegnamento, additamento morale al pubblico: della serie il crimine non paga e il criminale deve soffrire.
Uso la parola "morale" nel senso tedesco di "moralität" cioè di "allegoria"; è importante sottolineare questo aspetto delle composizioni letterarie e pittoriche dei Bänkelsänger.
A proposito di materiali antichi e quindi di datazioni, in un quadro di Alessandro Magnasco (Genova 1667/1749) detto il Lissandrino, - quadro di cui non ho data - è rappresentato, su uno sfondo oscuro di arcate murarie cadenti, un cantore con in mano una chitarra e circondato da un pubblico popolare. Accanto a lui un tabernacolo con gli sportelli dipinti e all'interno una figura sacra; a lato una donna indica con un bastone le immagini di un moritaten appeso a un palo.
G
razie a questo quadro si può affermare che nel tardo 1600 l'uso del moritaten, in Italia era già conosciuta. Sono comunque convinto che la datazione sull'origine e l'uso del moritaten si possa spingere molto più indietro.
Questa e' una ricerca che conduco da molto tempo e seppure il materiale di studio è scarso, interessanti sono le informazioni che lentamente riesco a raccogliere nei modi piu' inaspettati.
Per esempio, dati utili li ho ricavati dallo studio della storia dei rotoli liturgici illustrati dell'Exultet, usati intorno al X secolo nell'area beneventana.
Questi rotoli permettevano una doppia fruizione: da una parte del foglio erano disegnate delle figure in sequenze narrative, mentre in senso inverso vi era lo scritto; in questo modo mentre l'officiante svolgendo il rotolo e seguendo il lato scritto, recitava e cantava la vita del Cristo, il pubblico dall'altra parte poteva seguirne visivamente la storia.